Intervista agli Archimia

Armati di archi e…voce!

Intervista agli Archimia.

Grazie alla loro collaborazione con Matteo Becucci conosciamo questo quartetto di archi composto da musicisti di formazione classica.

La vostra attività parte dal 2002 dall’idea di esplorare nuove sonorità e possibilità acustiche. Con questi presupposti allo stato attuale vantate diverse collaborazioni in campo classico con i maggiori enti lirici italiani e con le orchestre sinfoniche, e allo stesso tempo con grandi nomi internazionali come Cheril Porter, Barry White, Solomon Burke,  ma anche i nostri Andrea Bocelli, Mia Martini, Lucio Dalla, per citarne una piccolissima parte.

D.: Alla luce di esperienze così vaste e variegate come è cambiato, se è cambiato, il concept della vostra formazione rispetto agli esordi?

 

R.: -Le finalità e la passione con cui siamo partiti è esattamente la stessa, non possiamo parlare di cambiamento ma di evoluzione.

Innanzi tutto siamo partiti dall'essere un quartetto classico che suona anche altri generi, ora siamo un quartetto pop/pock che suona anche classico. Poi con l'esperienza si cresce, chiaramente anche tra di noi c'è un'intesa musicale molto più profonda, gli arrangiamenti suonano sempre più come ci piacciono e abbiamo imparato a capirci molto velocemente sia in fase di preparazione che in fase di esecuzione.


D.: Nei vostri live avete eseguito versioni di “When the Saints go marchin’ in”, “Smoke on the water” o anche “Smooth Criminal” che sono brani di stile Jazz, Rock e addirittura Pop. Senza l’ausilio della sezione ritmica che tipo di difficoltà avete riscontrato nel creare gli arrangiamenti e come le avete superate?

 

R.: -Sono pezzi che rinascono sotto forma di quartetto e diventano a tutti gli effetti adatti a questa formazione.

In parte sopperiamo alla mancanza di una sezione ritmica usando spesso i nostri strumenti in maniera poco “convenzionale”, aggiungendo effetti ritmici dei più disparati, usando il violoncello come un basso e producendo suoni che a volte si avvicinano più ad una chitarra elettrica che ad un violino. In parte è il pezzo stesso ad adattarsi a noi e a diventare “nostro” attraverso l'arrangiamento e attraverso il nostro stile .


D.: Nel 2011 conoscete Matteo Becucci, fino a due anni prima un perfetto “sconosciuto” uscito come vincitore di un cosiddetto “talent”. Come è stato il vostro approccio con lui e soprattutto la prima impressione? Da competenti del settore, cosa pensate abbia di particolare la voce di Matteo?

R.: -L' approccio è stato quello di conoscere un nuovo artista che sapevamo essere molto in gamba.

La prima impressione è stata quella di avere a che fare con una persona dal grande spessore umano ancor prima che musicale dopo di che ci siamo resi conto anche che è un artista molto più di quanto non lo si potesse intravvedere nel piccolo schermo. La sua voce seppure dal timbro caldo e molto particolare non è altro che il mezzo attraverso il quale esprime la sua grande umanità. Non basta avere la voce per essere artista e lui ha anche il resto.


D.: Siamo abituati a conoscere Matteo come una voce che si amalgama perfettamente con gli strumenti che lo accompagnano.
In genere invece i musicisti accompagnano il cantante ma sono in secondo piano. Questa “alchimia” di archi e voce che voi siete riusciti a creare è sempre possibile o è     la forza dei vostri arrangiamenti che la permette?

 

R.: -In effetti la voce di Matteo si amalgama perfettamente anche con il suono degli archi, ma ti dirò di più: in questo progetto si colloca rispetto a noi come il quinto strumento che dice anche le parole. Il primo a volerlo è stato lui: non si mai proposto come star o come “prima donna” ed abbiamo impostato da subito il progetto con quest'ottica e quest'intento comune. Ovviamente poi si è concretizzato  anche attraverso la scrittura ma nasce da un'idea iniziale chiara e comune a tutti.

 

D.: Avete già messo in scena il 29 dicembre scorso a Livorno uno spettacolo incantevole improntato sul tema natalizio e state ora preparando un live sicuramente interessante al Blue Note di Milano il prossimo 18 marzo.
C’è qualche episodio simpatico che potete raccontarci, una sorta di “dietro le quinte” delle vostre prove con Matteo? Siete ad esempio sempre d’accordo sulle esecuzioni o capitano dei contrasti, e in genere chi la vince?

 

R.: -Come ti dicevo Matteo si pone come il “quinto elemento”, ma non quello del film che deve salvare il mondo! E' realmente uno di noi, si pensa agli arrangiamenti insieme,        si provano e poi ognuno dice la sua a cui si può controbattere o essere d'accordo.       Alla fine vince sempre la soluzione che convince tutti, senza scendere mai in discussioni inutili ed irrigidimenti gratuiti. Capisco che da fuori possa sembrare impossibile ma in tutte le ore passate insieme non c'è mai stato un momento di tensione che non fosse positivo. E poi proposte da parte di tutti, idee che scorrono come l'acqua in un'atmosfera di creazione artistica. Momenti simpatici? Beh sapessi anche quante risate ci facciamo e non solo a pranzo ma anche durante le prove e poi ci si prende sempre in giro senza mai prendersi troppo sul serio.

Qualche “vaffa” ogni tanto ma sempre col sorriso sulle labbra.

 

Ringraziamo gli Archimia, in particolare Paolo Costanzo, per l’intervista.

 

 

Per seguire gli Archimia:

 

Sito ufficiale: http://www.quartettoarchimia.com

 

Pagina FB: https://www.facebook.com/pages/Quartetto-Archimia/92018972012

 

 

CREDITS:

  • Intervista a cura dello Staff  Matteo Becucci Magazine